mercoledì 2 aprile 2014

La prima volta (dell'ansia però)

Ricordo ancora bene la prima volta che ho sofferto di un attacco di ansia.
Era un lontanissimo 2004, allora frequentavo ancora quello che è stato il primo ragazzo con cui sono stato in vita mia. Relazione turbolenta, molto per colpa mia, dal momento che ero ancora profondamente in quella fase in cui non mi accettavo completamente come dovevo.
Ricordo che allora non filava nulla, anche se tutto sommato c'era qualche certezza in più rispetto ad oggi. Il lavoro era diventato un calvario, con un titolare pronto a fare mobbing ogni giorno e rendere complicato qualsiasi istante della giornata lavorativa. A questo si aggiungeva il fatto che io allora non solo frequentavo quel ragazzo di cui sopra, ma a tratti alterni vivevo una relazione a sua volta difficile con un altro ragazzo, con cui ci si lasciava molto spesso. Quello, per esempio era uno di quei momenti. Era molto difficile capire chi dei due fosse quello giusto, non riuscivo assolutamente a prendere una decisione e ci stavo malissimo. Vuoi che già la situazione in generale non fosse delle migliori e ci fossero ben tanti altri problemi personali da risolvere, alla fine di tutto, vivevo ogni giorno con una profonda ansia, sia perchè entrare in ufficio era complicato, sia perchè fuori da quell'ufficio tutto era ancora più laborioso...
Comunque una sera, ancora in bassa stagione, raggiunsi il mio primo moroso al mare, visto che lui abitava da quelle parti, per una delle nostre solite serate di incontri. Ricordo che eravamo davanti al bagno I camini del lido delle Nazioni. Attorno a noi il deserto. Il silenzio più totale e quel vento freddo tipico del mare che di notte colpiva la spiaggia, rendendo difficile stare troppo fuori dalla macchina. Non ricordo bene di cosa stessimo parlando in quel momento, so che all'improvviso, senza nessun preavviso, il mio respiro si fece intenso, rapido, vorticoso... Non riuscivo a capire che cosa fosse. Non riuscivo a controllare quella cosa, per me del tutto nuova.. il cuore palpitava, la paura in me si faceva sempre più forte e più aumentava più si incrementava la velocità del respiro... e con esso poco alla volta mani e piedi si informicolarono, spaventandomi sempre di più. Lui mi guardò e mi disse che avevo le labbra viola. Forse era il caso di andare via di li e andare al pronto soccorso. Cosa che accettai all'istante.
Ricordo che mi tenne su lui arrivati la. Poi mi appoggiarono su una sedia a rotelle e un giovane medico mi chiese che avessi. Gli spiegai i sintomi e la paura che mi era assalita subito.. Capì immediatamente che era ansia e mi diede subito qualcosa per tranquillizzarmi.. Una di quelle droghe legalizzate che ti fanno stare bene quasi subito, regalandoti momenti di serenità e beatitudine, quasi sganciandoti dalla realtà che ti circonda e dal mondo che tanto ti ha fatto male.  I miei ricordi infatti da quel momento si annebbiano, non sono nitidi. So che siamo rimasti li un altro po, io passato steso su un lettino e lui che mi guardava stranito. Il pronto soccorso semi buio, o forse mi avevano deliberatamente messo in una stanza più buia e tutto sommato anche completamente silenzioso. Non c'era quel solito via vai a cui sono abituato in questi ultimi mesi entrando in un pronto soccorso. C'era calma, c'era pace.
Credo che da allora di attacchi di ansia ne abbia avuti parecchi, soprattutto in quell'anno così complicato e strano. Ci sono nuovamente entrato di nuovo in un pronto soccorso per la stessa ragione, ma poi, passo dopo passo, anche se sono state tante le occasioni in cui mi sono sentito sull'orlo di una crisi, ho imparato a controllarla, a contenerla, prima con difficoltà, poi sempre più agevolmente, fino a diventare banale risolvere il problema. 
Ricordo tempi in cui era indispensabile starmene a letto sdraiato al buio, in un silenzio perfetto. nessun movimento, nessun rumore di contorno. Ogni disturbo era qualcosa che si rifletteva sul mio sistema nervoso che iperreagiva. E dovevo controllare ogni muscolo del corpo, ogni parte di me stesso, perchè non scattasse, perchè fosse razionalmente sotto tutela e pienamente cosciente. Non doveva essere lasciato nulla al caso. Ed era molto difficile in quel tempo riuscire a stare sereno, anche se a volte, in tempi diversi, un abbraccio stretto di un nuovo compagno era un toccasana che mi faceva stare decisamente meglio. A volte si, quando finalmente decidi che vuoi e come vuoi muoverti nella tua vita, trovi il giusto equilibrio e il giusto muoversi per ogni situazione. E se l'ansia è qualcosa che non mi staccherò mai più di dosso, tanto da uscire persino banalmente in momenti di perfetta tranquillità con troppi caffè, ho imparato tutto sommato a conviverci, anche se nei momenti decisamente no è un segno che mi tiene compagnia mostrandomi immagini di me che io non amo moltissimo.
Odio sentirmi così. L'ho sempre odiato, come non riuscire a staccarmi da tutto, da ogni cosa e vivere meglio. Difficile farlo quando inconsciamente ti parte per la tangente il sistema nervoso.
Un regalo di tempi lontani, che speravo di non dover più affrontare di nuovo...

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